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FEUILLETON, 1/7
I medici che maltrattano - Come riconoscerli ? Cosa fare quando siamo stati maltrattati ?
I MEDICI CHE MALTRATTANO, PRIMO EPISODIO

15 juillet 2011

Traduzione dell’articolo Les médecins maltraitants - Comment les reconnaître ? Que faire quand on les a subis ?

(Articolo pubblicato il 25 Giugno 2011)

Primo episodio : il maltrattamento da parte del medico è un abuso di potere.

Questo scritto inaugura una serie di articoli scritti come reazione alle centinaia di messaggi inviati da lettori/lettrici o giornalisti, e che possono in fondo essere riassunti nella seguente domanda : « Perché certi medici si comportano come dei bruti, con comportamenti aggressivi o con mancanza di rispetto, imponendo ai pazienti degli esami clinici che ricordano delle violenze sessuali e degli interrogatori che evocano la Gestapo o l’Inquisizione ? » oppure « Perché troppi medici rifiutano categoricamente di prendere in considerazione quello che i pazienti dicono ? » o ancora « Come mai dei professionisti formati per curare si comportano come giudici, terroristi e/o dei perfetti stronzi ? »
Vedo le vostre facce. Non preoccupatevi, aggiusto subito il tiro.

Avrete notato che non ho detto “tutti” i medici, ma “certi”, “troppi” o “molti”... Non tutti i medici sono dei violenti, certo. Come per altri lavori, abbiamo a che fare con professionisti dai comportamenti molto diversi. Il problema è che in linea di principio una professione volta a lenire il dolore, tranquillizzare, curare, accompagnare durante la malattia verso la guarigione o la morte, e -quindi- anche a consolare, dovrebbe esclusivamente contare fra i suoi membri delle persone adatte a svolgere queste funzioni. Purtroppo sembra che un gran numero di medici non abbia nè il profilo né il comportamento che ci si aspetta da loro.



Le lettere che ricevo (che descrivono interrogatori intrusivi : « Quanti partner avete avuto in queste settimane ? Che posizione assumente durante i rapporti sessuali ? », esami clinici brutali, o comunicazioni senza alcun rispetto) riguardano spesso i ginecologi, ma solo perché sono particolarmente interessato alla salute della donna. In realtà tutte le specialità sono coinvolte. Ho ricevuto lettere su neurologi, psichiatri, reumatologi, pediatri, generalisti... insomma : tutte le branche della medicina.

I messaggi che ho ricevuto sono stati scritti spesso sulla scia di una forte emozione che era causata dalla grande differenza fra ciò che ci si attendeva... e ciò che in realtà si è potuto constatare.

L’attesa : si va dal medico perché stiamo male o siamo preoccupati. Ci aspettiamo, come minimo, di essere rassicurati e, magari !, di soffrire meno. Non ci aspettiamo certo di essere maltrattati, terrorizzati o colpevolizzati. Questa è un’attesa legittima : andiamo dal medico perché (in linea di massima) è formato per curare.

La constatazione : molti/troppi medici maltrattano i pazienti che li vanno a consultare.

Li maltrattano fisicamente e psicologicamente (lista non esaustiva) :

 prendendoli in giro, o replicando alle loro richieste e sofferenze in maniera sprezzante ;
 facendo domande intrusive, indiscrete o fuori luogo ;
 stigmatizzando le loro abitudini, o la loro forma fisica (i fumatori e le persone obese, fra gli altri, sono i primi a fare le le spese di questo tipo d’attitudine) ;
 colpevolizzandoli perché “non si sono rivolti al medico prima”, o “non hanno preso le medicine”, o “non hanno fatto la dieta/la radiografia/gli esami del sangue” ;
 imponendo un esame clinico umiliante o doloroso, senza rispetto... e spesso inutile
 rifiutandosi di rispondere alle domande su diagnosi, prognosi, terapia, controlli successivi, etc...

Quello che ferisce profondamente i pazienti quando un medico ha comportamenti (o parole) offensivi, violenti, o semplicemente spiacevoli è rendersi conto che il medico proprio non se ne accorge neppure e che non considera le proteste (spesso timide, ma a volte -e giustamente- forti !) di chi è maltrattato.
Torno dunque alla domanda iniziale : « Perché alcuni/tanti/troppi medici sono spiacevoli, brutali, offensivi, sprezzanti, sordi ? » (Potete togliere aggettivi, o aggiungerne di più appropriati).

Tanto per iniziare vorrei dire che questa domanda esprime in primo luogo un malessere. Anche se a volte è difficile definire ed identificare la causa esatta del malessere (quali parole, quali gesti...) resta comunque il fatto che il malessere c’è, ed è indiscutibile ! Questo malessere è causato dalla sorpresa, dallo shock... e si può riassumere così : « Sono andato per farmi curare... ma sono stato maltrattato/a ».
Riconosciuto questo malessere penso che la domanda che i pazienti fanno, in realtà, ne nasconda un’altra più precisa : « Come è possibile che delle persona il cui mestiere è curare feriscano con i loro comportamenti ? »

La risposta è semplice.

Essere medico, significa essere suscettibile a commettere degli abusi di potere

Curare è un’attitudine incompatibile con l’esercizio di un potere. Molti medici sembrano ignorare questo fatto o fanno finta di non saperlo : sono interessati al potere e non a curare.
Ogni medico si trova in una posizione in cui può commettere un abuso di potere o abusare della fiducia che si ripone in lui. È una persona con autorità : il paziente che gli si rivolge è vulnerabile e gli dà fiducia.

Questa fiducia, che deriva non solo dalla speranza di stare meglio, ma anche da quel rispetto spontaneo che attribuiamo alle figure con autorità (un comportamento radicato nella nostra cultura), rende molti pazienti malleabili. D’altra parte per molti medici un "buon" paziente è un paziente che segue quel che il medico gli dice senza fare troppe domande ; insomma : un paziente fiducioso, docile e sottomesso.

Se il medico non ha scrupoli (o se è guidato da motivazioni più forti dei suoi scrupoli o del suo senso morale) l’abuso di potere è inevitabile. In teoria gli abusi di potere sono vietati dalla legge. In realtà la confidenzialità insita nella relazione terapeutica e l’abitudine a sottomettersi all’autorità sono di vantaggio per alcuni medici. Se un medico aggredisce o è violento con un un paziente in assenza di testimoni è molto probabile che la parola del medico abbia la meglio su quella del paziente. Perlomeno in Francia (anche in Italia... N.d.T.).

In Inghilterra o negli Stati Uniti un medico non esegue mai un esame ginecologico senza la presenza di infermiere/a. Inoltre, in linea di principio, le affermazioni dei pazienti sono considerate veritiere poiché non sta alla presunta vittima dimostrare di essere stata aggredita. Solo dopo il dibattito fra accusa e difesa il giudice o giurati si pronunciano. In Francia la pesantezza di questi processi, il fatto che l’Ordine del medici sia di parte -per partito preso (e in maniera ripetuta)- e le collusioni inevitabili fra la classe dei medici, dei giudici e degli avvocati rende le cose molto più complicate.
Questo, mi sembra, spiega perché molti medici si comportano in maniera inaccettabile pensando che tanto non possiamo fare niente contro tutto questo e sentendosi protetti da ogni possibile rappresaglia.
Questo non significa che non si possa o non si debba fare nulla !

Si può sempre fare qualcosa contro gli abusi di potere.

Tanto per iniziare possiamo essere più informati di chi ne abusa. Il sapere è un contro potere molto potente.
Fino a 10 anni fa, era molto difficile per una donna senza figli farsi mettere un DIU (=dispositivo-intra-uterino, cioè la spirale ; N.d.T.). La maggior parte dei medici francesi (ed italiani, e ancora oggi ! ; N.d.T.) si rifiutava adducendo diversi pretesti. In “Contraceptions mode d’emploi” (“Contraccezioni, modo d’uso”, libro di MW sulla contraccezione, inedito in Italia ; N.d.T.) e poi su questo sito, ho cominciato a fornire degli argomenti scientifici e a pubblicare dei documenti che permettevano di controbattere alle obiezioni (irrazionali) dei medici. Proponevo alle lettrici del sito di scaricare il bollettino dell’IPPF (International Planned Parenthood Federation, un movimento che si occupa di salute riproduttiva e planning familiare in oltre 180 paesi del mondo) che spiegava in modo chiaro l’infondatezza delle riserve alla posa del DIU. Nel 2004, poi, sono arrivate le raccomandazioni dell’HAS. [1], che ho messo a disposizione sul sito. Poco alla volta alcune donne, “armate” di questi documenti, sono andate dai loro ginecologi e glieli hanno mostrati : alcuni hanno continuato nel loro rifiuto, altri -invece- hanno esaminato i documenti, accettando di rivedere i loro pregiudizi e alla fine sostenendo le donne nella loro scelta.
La conclusione che ne ho tratto è che una persona armata di conoscenze appropriate può affrontare i professionisti che gli sbarrano la strada. Ho anche capito che esistono due tipi di professionisti “sbarratori” : c’è chi “sbarra” perché fa parte della sua personalità (e non è possibile farlo evolvere) e chi lo fa per paura o per eccesso di prudenza (in questo caso la discussione col paziente può fargli superare le riserve).
La serie di articoli che seguono è stata scritta con lo stesso spirito : se conoscete i vostri avversari sarete meglio armati/e per affrontarli. In poco tempo riuscirete a distinguere fra una personalità che non è possibile correggere ed una persona inesperta, o sulla difensiva, ma di buona volontà. Non penserete più che un medico che maltratta lo fa “per il vostro bene”. Non subirete più, ed aiuterete altri a non subire più.

Un medico è una persona come le altre

Un medico è una persona come le altre. Non è un santo/a, né un essere sovrumano. E’ un individuo come gli altri, con qualità e difetti, con i suoi problemi quotidiani, duraturi o transitori. Il suo umore non è necessariamente sempre uguale. Può commettere errori, a cominciare da quello di perdere la calma ed essere sgradevole. Mi è accaduto più di una volta nella mia carriera (e grazie all’esperienza mi accade -fortunatamente- sempre più di rado... ma può sempre succedere). In genere, quando ci si accorge di aver fatto un errore, di aver mal piazzato un gesto o una parola (ho il ricordo di parole che hanno ferito e che mi fanno ancora arrossire di vergogna...), oppure quando è il paziente stesso a dircelo, possiamo recuperare scusandoci il giorno stesso, o alla prossima visita, o per telefono. Per esperienza posso dire che nella maggior parte dei casi il/la paziente che ho ferito ha accolto le mie scuse con grande benignità. In effetti era quello che si aspettava.
Mi è capitato, a volte, di ricevere lettere di pazienti che mi rimproveravano per un comportamento che avevo avuto, o che si lamentavano perché non li avevo sostenuti o ascoltati. E io, mortificato nel leggere queste lettere, mi son detto che se si erano presi la pena di scrivere, il minimo che avrei potuto fare sarebbe stato di rispondergli e di porgere le mi scuse - e l’ho sempre fatto.

Quanto segue non riguarda dunque gli errori che tutti, medici o no, possiamo commettere in quanto esseri umani. Parlerò qui di quei comportamenti che si ripetono sistematicamente e che il paziente “subisce” ogni volta che va da quel medico.
Vorrei anche dire che a mio modesto parere contrariamente a quanto si dice nell’ambiente medico i pazienti oggi non sono “più esigenti” di prima. Al contrario : penso che i cittadini siano rimasti fin troppo tempo in silenzio, sottomessi a delle figure autoritarie. Tuttavia, ed è merito anche dell’educazione, lo sono via via di meno.
Se ora ci sono -apertamente- più conflitti (verbali) fra pazienti e medici questo non dipende dal fatto che vi siano maggiori esigenze. È piuttosto la tensione fra pazienti e medici ad essere aumentata. Questo accade per le tante pressioni che vengono esercitate sugli uni e sugli altri, per ragioni socio-economiche, mediatiche, politiche, e così via.

Nelle società (economicamente) sviluppate l’ansia ha la tendenza ad aumentare in tutti. Quando l’ansia spinge le persone ad andare dal medico (che per molti è una figura chiave, che lo voglia o no) per risolvere problematiche che non hanno niente a che fare con la salute (ad esempio dei problemi amministrativi), bisogna davvero che il medico a cui il paziente si è rivolto non abbia a sua volta alcun problema perché possa rispondergli con calma ! Se il medico in questione (come accade sempre più spesso in Francia), inanella una dopo l’altra giornate da 15 ore senza trovare nessun rimpiazzo durante le vacanze, e in più viene schiaffato dal prefetto a fare delle guardie notturne non pagate, possiamo ben capire che ci siano degli scontri fra alcuni (im-)pazienti e lui.
Al di fuori delle situazioni di stress, il fatto di essere spiacevoli/brutali/intrusivi/cattivi non è mai accettabile. Il maltrattamento sistematico, con gesti o comportamenti, è dovuto a diverse motivazioni. Per semplicità possiamo schematizzare alcune personalità/comportamenti dei medici.
... ma certi medici maltrattano sempre, ed in maniera sistematica (volontariamente o no)
La lista dei medici “maltrattanti” che descriverò nei prossimi articoli (pubblicati ad intervalli regolari, perché già scritti) non è certo esaustiva, ed è schematica. Un solo medico può, inoltre, accumulare diverse attitudini “maltrattanti”. Se conoscete altri archetipi di medici maltrattanti, le vostre testimonianze sono le benvenute.

Prossimi episodi :

2. Circostanze attenuanti : i medici in "burn-out" e i medici fobici

3. Medico silenzioso, medico egocentrico

4. Medico terrorista, medico soffocante, medico che sgrida

5. Il medico manipolatore

6. Il medico che sperimenta sui suoi pazienti

7. Scrivere a un medico che maltratta ? E poi ?

Martin Winckler
(Traduzione di Matteo Coen)


[1Una volta nota come ANAES ; la HAS -“Haute Autorité de santé”, ovvero la “Alta autorità francese per la salute” è un organismo pubblico indipendente creato dal governo francese nel 2004 che ha per fine di “contribuire al mantenimento di un sistema sanitario solidale e a rinforzare la qualità delle cure a beneficio dei pazienti”




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