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FEUILLETON, 2/7
Medico fobico e medico con “burn-out”
I MEDICI CHE MALTRATTANO, SECONDO EPISODIO
Article du 18 juillet 2011

Un medico è una persona come tutte le altre. Certi medici, tuttavia, maltrattano i pazienti in maniera sistematica (volontariamente o no).
A parte le situazioni di stress, non è accettabile che un medico si comporti in maniera spiacevole, brutale, autoritaria, intrusiva o insultante. Non si può assolutamente tollerare il maltrattamento sistematico (a gesti o parole). I medici che maltrattano -grosso modo- hanno delle personalità ben precise e/o dei comportamenti specifici che saranno descritti nei prossimi articoli. La lista sarà schematica e non certo esaustiva : alcuni medici infatti possono avere più comportamenti “maltrattanti”. Se conoscete altri archetipi di medici che maltrattano, le vostre testimonianze sono le benvenute.
Comincerò parlando di due categorie di medici in crescita costante (purtroppo) : i medici fobici e con burn-out ; medici che maltrattano perchè sono stati a loro volta mal-trattati (e questa è una circostanza attenuante).

Leggi l’episodio precedente : Il maltrattamento è un abuso di potere.

Questo articolo è la traduzione di Médecin phobique et médecin en "burn-out"
(articolo pubblicato il 29 giugno 2011)

Il medico fobico

Lui/lei (la personalità conta meno del sesso) vede tutto nero. Ogni sintomo è inquietante, ogni domanda del paziente vuole rimettere in causa le sue competenze, ogni rifiuto -anche se educato- a seguire i suoi consigli equivale a un comportamento suicida, ogni abitudine “a rischio” (tabacco, cibo, sesso con partner multipli) viene immediatamente bollato “mortale” a breve o lungo termine. In poche parole : agli occhi del medico fobico anche attraversare la strada è un comportamento pericoloso. Potreste anche cominciare a chiedervi : « Dovrei davvero correre il rischio di attraversare la strada per andare a farmi visitare ? ». La sua risposta a questa domanda sarebbe : « Cosa ? Non andare dal medico ? Volete morire di cancro senza saperlo ? »

Non sto poi esagerando così tanto...

Il medico fobico non ha gli stessi scopi del medico terrorista (descritto in un prossimo episodio). Non è interessato al fatto che il paziente abbia paura (e a mantenerlo così in suo potere). Il suo maggiore problema è che ha paura di tutto, e in primis che gli si rinfacci di essere un cattivo medico. Per questo motivo prescrive esami del sangue a tutto spiano, scrive ricette lunghe un braccio, “scarica” il paziente indirizzandolo ad uno specialista.

Il medico fobico è così spaventato che rischia di produrre degli effetti paradossali sui suoi pazienti : escono dal suo studio ancora più impauriti di quando sono arrivati o lo vedono - proprio lui- così preoccupato che tentano di rassicuralo.

In ogni caso accade l’esatto contrario di quanto volevamo : non ci facciamo visitare per essere più angosciati di quando siamo arrivati e neppure per calmare le angosce del medico !

Perchè si sono dei medici fobici ?

La fobia del medico può essere temporanea e recente : ha fatto un errore, e anche se ne facciamo tutti lui l’ha vissuto molto male. Forse è il paziente che gliel’ha rinfacciato... o forse è lui stesso a rinfacciarselo, ma cambia poco. Questo senso di colpa li porta ad assumere un comportamento troppo prudente. (“Senso di colpa” è un termine che ricorre spesso in quest’articolo... e infatti è il sentimento più accumuna i medici e i pazienti). Il motivo che lo porta a ripetere ai pazienti tutti quei consigli è che li vuole difendere da loro stessi. Se il medico non è sempre stato fobico c’è caso che questa tendenza scompaia col tempo.

Un medico -però- può essere fobico da molto tempo, spesso da quando era studente. Ha imparato ad essere così. Ha subito l’influenza di medici terroristi (vedi dopo), una categoria che abbonda negli ospedali. Questi lo hanno de-formato a pensare che se non fa “esattamente come gli è stato detto” finirà per uccidere qualcuno... e questo non lo aiuta certo a rilassarsi. La cosa che teme di più è che un paziente gli faccia causa per “non avere fatto tutto per il meglio” (eventualità molto rara). Il problema è che crede di essere dalla parte dei pazienti, e di proteggerli... ma in realtà cerca di proteggere se stesso.

Il medico fobico cronico è una facile preda per i commercianti : è costantemente tentato a prescrivere i farmaci più recenti, quelli che hanno la fama di essere i “migliori e i più sicuri”. Se è specialista avrà la tentazione di prescrivere l’esame più recente, più sofisticato, e quindi più caro. È sensibile alle sirene dell’industria che gli presentano i loro prodotti più in vista, quelli che prometono di essere “il meglio per i pazienti”. A forza di avere paura, i medici fobici possono cadere nell’eccesso diventando dei medici terroristi. Assillano i pazienti “disobbedienti”, spadroneggiano sulle persone in soprappeso e i fumatori, denunciano ogni comportamento a rischio... insomma : sono insopportabili.
Non bisogna però dimenticare che il medico fobico è essenzialmente il prodotto di una formazione affidata a professori di medicina autoritari, una formazione concepita come una corsa alla competizione, data in mano/manipolata da industriali senza scrupoli. Il solo modo di sbarazzarsi dei medici fobici consiste nel formare dei medici capaci di resistere alle intimidazione, ai sensi di colpa ed al terrorismo intellettuale ed affettivo.

Cosa fare quando si incontra un medico fobico ?

Per prima cosa, bisogna ricordarsi che tutto quanto viene detto o fatto col preciso scopo di spaventare è inutile e non ha motivo di esistere.

I discorsi inquietanti sono contrari all’etica medica e contropruducenti. Non è difficile capire il perchè : curare in un clima di terrore equivale a non-fare scelte sensate. Un medico fobico è INEVITABILMENTE un cattivo medico e suoi consigli “iperprudenti” sono INEVITABILMENTE inadeguati. La fobia dis-qualifica (temporaneamente, o per sempre) un medico.

Da un punto di vista pratico possono succedere due cose :

 se il medico non è sempre stato fobico potete (vedi sopra) dirgli (o scrivergli, se lo preferite) che secondo voi le sue preoccupazioni sono eccessive e non vi aiutano. Potete anche dirgli che non gli state chiedendo di proteggervi da ogni possibile malanno, ma che volete “solo” vivere meglio affrontando i vostri problemi di salute uno alla volta. Ditegli anche che vi fate già abbastanza problemi sulla vostra salute e che il suo lavoro non deve consistere nell’aggiungerne altri, ma piuttosto di tranquillizzarvi, aiutandovi a capire quali sono le cose urgenti e quelle che possono aspettare. (L’ultimo articolo di questo feuilleton dà dei consigli generali sulla redazione di una lettera di questo tipo).
Certo : è qualcosa di delicato... ma è necessario se volete tranquillizzare il medico... e anche voi !

 se il medico è sempre stato fobico, se somma alla fobia anche il terrorismo (leggi qua sotto cosa permette di distinguere un fobico terrorista da un terrorista non fobico) non c’è che una cosa da fare : non andare più da lui ! Vi sentirete molto meglio. Ancora una volta : bisogna scrivergli e dirgli perché. Anche se non imparerà nulla, farà bene a voi, e lascerete una traccia scritta. Inoltre, dicendo attorno a voi quello che avete fatto inciterete altri a dire la loro, con quel medico o con altri.

Il medico con burn-out [1]

Molti medici sono oberati di lavoro, soprattutto i medici “di famiglia” in campagna (il numero di medici in Francia è in costante diminuzione... ; in Italia la riduzione del numero di medici è prevista a partire dal 2015, N.d.T.). A differenza dei medici di città, che magari lavorano in reparti specialistici più organizzati e dove sono meglio pagati, i medici di famiglia si ritrovano a dover gestire un gran numero di pazienti, e per diversi motivi :

1. sono “in prima linea” ed in una situazione di bassa qualità (e va sempre peggio...). Senza contare, poi, che in Francia i pazienti devo farsi prescrivere le visite specialistiche dai medicidi famiglia se vogliono essere rimborsati dall’assicurazione

2. devono fronteggiare molte richieste non-mediche e diverse pressioni amministrative (reperibilità per guardie, ad esempio), e in numero crescente

3. fanno sempre più fatica a trovare dei sostituti (e quindi non riescono a fare le vacanze) o dei successori

Stanchezza, esigenze amministrative e la frustrazione di non riuscire a vivere una vita familiare possono aumentare la sensazione di “palle piene” di questi medici. Ecco dunque che passano poco tempo coi pazienti... per passare più rapidamente a quello seguente... e tornare finalmente a casa.

Questi medici, sovraccarichi di lavoro, non ascoltano più (o di rado) o scherzano sempre e cambiano sempre discorso... Perchè ? È semplice : non hanno la minima voglia di ascoltare quello che gli si dice. L’effetto negativo del loro stato sulla qualità delle cure è notevole. Spesso se ne rendono anche conto, ma non sanno più come uscire da questo circolo vizioso. Non osservano il paziente, non lo visitano più, gli rispondono in maniera irritata o fuori luogo e fanno delle osservazioni che vorrebbero essere simpatiche, ma non lo sono. Dimenticano quanto vi siete già detti e quello che devono fare, non vi spiegano più niente, si sbagliano, o nella peggiore delle ipotesi smettono di lavorare. Per paura di fare male (e per stanchezza) fanno sempre di meno. Maltrattano malgrado loro e il loro senso di colpa non fa che aggravare la situazione.

Cosa fare davanti a un medico con burn-out ?

In passato è stato un medico interessato ed attento ai suoi pazienti. Lo sanno tutti, e se lo conoscete da tempo dovreste dirglielo. Non durante la visita, certo, ma per iscritto, e non sotto forma di rimprovero, ma solo per esprimergli le vostre preoccupazioni. Come fareste con un amico.
(Nell’ultimo articolo, troverete qualche consiglio per scrivere questo tipo di lettera).
La vostra lettera non avrà un effetto assicurato (ci sono tanti sentimenti contrastanti in gioco) ma gli farà capire che vi rendete conto che sta lavorando troppo, e che non siete indifferenti a lui come persona. Quando andrete da lui in ambulatorio gli sembrerà di avere a che fare con qualcuno che capisce le sue difficoltà - e questo contribuirà ad alleggerire il suo senso di colpa e la sua tensione.

Una lettera affettuosa scritta da un paziente che conosce da tempo (o magari più di una lettera...) può anche aiutarlo a rivedere la sua maniera di lavorare o a prendere delle decisioni che non finora non è riuscito a prendere. Certo, può anche capitare che un medico con troppo lavoro finisca per abbandonare il suo mestiere. Anche se è una decisione triste è comunque meno grave che commetere un grave errore su un/a paziente, o arrivare al suicidio (un’eventualità molto frequente nei medici uomini con burn-out). Un buon medico che non ne può più rischia di diventare un cattivo medico. Magari non può farci niente, ma se ne rende conto, e il fatto di rendersene conto può portarlo alla depressione (infatti tutti gli altri pesi -familiari, finanziari, morali- che già porta sulle spalle non vanno certo in vacanza).

Certo : il paziente siete voi e non lui. Ma non è certo auspicabile né per lui, né per voi, né per gli altri pazienti, che continui a lavorare senza che qualcuno gli dica che non sta bene. Fatte le debite proporzioni un medico con burn-out è come un medico che beve. Non intervenire equivale ad un’omissione di soccorso. Se volete che un medico continui a fare il medico può essere necessario incitarlo a curare dapprima se stesso !

Un medico con burn-out illustra perfettamente la violenza di una medicina che non cura, ma piuttosto obbliga tutti i suoi attori di buona volontà ad avere comportamenti illogici, brutali e che non hanno nulla a che vedere con la salute.

Pensate ad un corpo di pompieri obbligato a tornare a lavorare senza aver avuto il tempo di riposarsi dopo una serie di incendi... Allo stesso modo portare dei medici (troppo fragili) ai limiti delle loro possibilità equivale a far andare avanti il sistema sanitario come una macchina, in automatico, non come un servizio per la popolazione.

Prossimo episodio :
medico silenzioso, medico egocentrico (2 luglio).

Martin Winckler.

Traduzione di Matteo Coen.


[1Il burnout è una sindrome che colpisce le professioni socioassistenziali in cui c’è un intenso coinvolgimento emotivo (educatori, medici, insegnanti...) Chi ne è colpito non riesce più a rispondere adeguatamente allo stress causato dalle situazioni che si trova ad affrontare sul lavoro. Non riconosciuta e non curata questa sindrome può avere delle pesanti ripercussioni su chi ne è affetto (ansia, depressione) e sul suo lavoro. N.d.T.

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